Il caffè potrebbe ridurre il rischio di mortalità in persone sopravvissute ad infarto e ictus; e non solo.
Lo sostiene uno studio, condotto in Giappone, e pubblicato su una prestigiosa rivista, Stroke.
Ve ne parlo spesso del caffè: è una bevanda largamente consumata, e con diversi effetti sul nostro organismo. Spesso mi viene chiesto quanti caffè si possono bere al giorno, e spesso a chiedermi un’opinione sono pazienti cardiopatici o ipertesi.
A proposito del consumo di caffè e ipertensione, avevo già scritto un articolo (clicca qui).
In questo articolo, come detto, vorrei concentrarmi sui pazienti che hanno sofferto di ictus o infarto, riprendendo lo studio succitato.
I ricercatori hanno sottoposto un questionario a 46123 persone di età compresa tra 40 e 79 anni al fine di indagare il loro stile di vita, comprese le abitudini alimentari, e la loro storia clinica. Fra questi pazienti, 478 sono sopravvissute a ictus e 1214 a infarto del miocardio.
Cosa è emerso?
E’ emerso che il consumo di caffè, ed in particolare anche di una sola tazza al giorno, avrebbe un effetto protettivo, e nel dettaglio una riduzione del 14% della mortalità rispetto ai non consumatori. Approfondendo l’indagine nel gruppo dei pazienti cardiopatici, è emerso che il consumo di una tazza al giorno si associa a una riduzione del rischio di mortalità totale del 22%, rispetto a non consumatori.
Quello appena riassunto, è uno studio osservazionale e dunque con alcuni limiti. Vi avevo spiegato in un articolo quale fosse il significato dei vari studi e quanto fossero significativi i risultati (qua l’articolo).
Il potenziale effetto preventivo del caffè potrebbe essere spiegato dal contenuto di antiossidanti, come l’acido clorogenico. Tali molecole possono espletare una azione anti-infiammatoria contribuendo in tal modo a proteggere la nostra salute. La caffeina, che in molte persone aumenta la frequenza cardiaca (portando a tachicardia), determina anche un blando effetto diuretico aiutando a controllare la pressione (ne avevo parlato qua).
Funziona in chiave preventiva?
Da un recente studio (2021) condotto dalle Yale School of Public Health (USA) e dalla Tianjin Medical University (Cina), sembrerebbe che l’assunzione separata e combinata di tè e caffè sembrerebbe associarsi a un minor rischio di ictus, ictus ischemico, demenza e demenza vascolare. Nello specifico, rispetto ai non bevitori, il consumo quotidiano da 2 a 3 tazze di caffè e da 2 a 3 tazze di tè era riferibile a una riduzione del 32% per ictus e del 28% per demenza. I meccanismi sono probabilmente da ricercare, anche in questo, nel ruolo degli anti-ossidanti contenuti. Ho descritto questo studio in un mio articolo, cliccate qui per leggerlo.
Ricordiamoci però di non pensare mai ai cibi come a dei farmaci che possano curare questa o quella malattia. E’ sempre il nostro stile di vita a fare la differenza: una alimentazione equilibrata, mantenersi normopeso e svolgere regolarmente attività fisica sono strategia fondamentali per preservare la nostra salute.
BIBLIOGRAFIA
- Teramoto, M., Muraki, I., Yamagishi, K., Tamakoshi, A., & Iso, H. (2021). Green Tea and Coffee Consumption and All-Cause Mortality Among Persons With and Without Stroke or Myocardial Infarction. Stroke
- Lanfranco D’Elia et al. Coffee consumption and risk of hypertension: a dose-response meta-analysis of prospective studies. Eur J Nutr. 2017