La chimica della castagne

La chimica della castagne

Le castagne non sono un semplice frutto, ma per moltissimo tempo sono state alla base dell’alimentazione di molte zone montuose,  e rappresentavano il pane dei poveri. Hanno avuto un ruolo chiave nell’agricoltura italiana durante l’800.

Sono il frutto del Castagno (Castanea sativa), una piante originarie dell’Asia Minore e dell’Europa Meridionale. E’ una pianta molto longeva, può vivere fino a 500 anni e che può resistere ad inverni molto rigidi.

La castagna è avvolta da una buccia esterna, di colore marrone, detta pericarpo e da una buccia più sottile e più interna detta epismerma di un colore marrone più chiaro. Sebbene siano delle noci, non accumulano il proprio materiale sotto forma di lipidi bensì di carboidrati.

La raccolta inizia alla fine di settembre, e la resa va in genere dai 10 ai 50 quintali per ettaro.

Valori Nutrizionali

Come già scritto, sebbene le castagne siano un frutto, sono state considerate il pane dei poveri per moltissimo tempo.  Infatti, 100g di castagne apportano circa 170-200kca forniti principalmente dai 37 g di carboidrati, di cui circa 9 g sono zuccheri semplici. Contengono poi circa 3 g di proteine e 2 g di lipidi. I lipidi contenuti sono generalmente associati ad effetti positivi sulla nostra salute, in particolar modo sull’apparato cardiovascolare. La fibra totale è circa 5g , la maggior parte insolubile.

Fra gli zuccheri, oltre al saccarosio e al fruttosio troviamo anche altri zuccheri come il raffinassimo che possono essere fermentate nel colon causando i fastidiosi disturbi intestinali, come al flatulenza, che si associano al consumo di castagne.

Se volessimo ridurre il picco glicemico (controllando meglio quindi la nostra glicemia), riducendo quindi la velocità di assorbimento degli zuccheri, dovremmo mangiare le castagne con l’epismerma (la sottile pellicina che lo avvolge). Questa parte contiene, infatti, composti che inibiscono l’attività delle amilasi, gli enzimi che nel nostro intestino degradano l’amido permettendoci di assorbirlo.

Le castagne sono poi una discreta fonte di vitamina C, B6, B1 e di volati. Apportano anche importanti quantità di minerali, come il manganese, potassio e magnesio.

La cottura, in generale, aumenta la biodisponilità di tutti i nutrienti, anche se bisogna tenere in considerazione che cuocendole, perdono acqua e l’apporto calorico per 100g può arrivare a circa 250kcal.

I composti bioattivi delle castagne

In generale i frutti contengono sempre apprezzabili quantità di composti che non hanno un vero e proprio valore nutrizionale, ma che possono avere un’azione biologica e aiutarci a prevenire alcune patologie o a preservare il proprio stato di salute.

Le castagne, in particolare,  non sono solo ricche di alcune vitamine  e sali minerali, ma forniscono anche interessanti quantità di composti con azione anti-ossidante: tocoferoli, polifenoli, e betaine. Le betaine sono composti contenenti azoto che vengono prodotte dalle piante a scopi difensivi. Presentano anche un’azione biologica, modulano infatti i processi infiammatori e potrebbero ridurre gli effetti dello stress provocato dall’ambiente.

Castane e muscolo

Questo campo di studio è particolarmente interessante. La farina di castagne ha mostrato la capacità di ridurre l’atrofia del tessuto muscolare scheletrico (riduce cioè quel processo che porta il muscolo a “rimpicciolirsi”). Questi studi sono ancora preliminari e condotti solo su campioni di tessuto umano, e l’azione sembra essere conferita dalla presenza di tocoferoli.

Una precauzione

Sono piuttosto frequenti i casi di allergia alle castagne. Questo frutto, infatti, contiene diversi allergeni che spesso presentano reazioni crociate con il lattine. Chi è quindi allergico alla gomma naturale dovrebbe porre particolare attenzione alle castagne.

Fonti

http://nut.entecra.it/646/tabelle_di_composizione_degli_alimenti.html?idalimento=008520&quant=100

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20564434

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19334758

https://www.jstage.jst.go.jp/article/jnsv/54/1/54_1_82/_article

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26593620

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25183412

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