In un articolo precedente, ho cercato di spiegare quanto sia importante verificare l’autorevolezza delle fonti a supporto di un articolo. Cerchiamo ora di capire come funziona la letteratura scientifica.
Nel mondo scientifico, se conduco uno studio e lo voglio rendere pubblico, devo affidarmi ad un sistema per verificare l’attendibilità del mio lavoro: il sistema peer review (revisione dei pari). Renderlo pubblico significa, non solo aumentare la mia autorevolezza professionale, ma anche rendere disponibili a tutta la comunità le mie scoperte, così che tutti ne possano godere.
Il sistema peer review prevede che, dopo aver concluso il mio studio/ricerca, prepari un articolo in cui introduco l’argomento della mia ricerca, elenchi e descriva i materiali e i metodi utilizzati, ed infine presenti i risultati ottenuti aggiungendo mie eventuali conclusioni o considerazioni. Descrivere, nel dettaglio, come e con quali strumenti e metodi abbia ottenuto il mio risultato, è fondamentale poiché permette a qualsiasi altro ricercatore nel mondo di poter ripetere l’esperimento ed, eventualmente, smentirmi o confermare la mia tesi. Ogni articolo, così scritto, è inviato ad una rivista scientifica specializzata ed è sottoposto ad una revisione critica da parte di più scienziati esterni alla ricerca e competenti nel campo (i pari). I revisori valuteranno l’idoneità alla pubblicazione scientifica, verificando che non ci siano errori di conduzione, distorsione o vere e proprio truffe scientifiche. Ogni rivista vanta autorevolezza diversa, e se vogliamo pubblicare su una rivista di grande impatto, dovremmo realizzare una ricerca che presenti dati innovativi, convincenti ed ottenuti in modo inoppugnabile.
Questo processo garantisce una certa qualità di pubblicazione e sostiene il metodo scientifico.
Tornando alla piramide delle evidenze che, come già detto in precedenza, ordina i diversi tipi di studi per gradi di affidabilità e accuratezza, troviamo alla base gli studi preliminari condotti in laboratorio su modelli cellulari e animali (molto spesso roditori). Questi studi costituiscono la ricerca di base, e permettono di individuare nuove vie di ricerca da percorrere ed approfondire. Spesso questi studi sono quelli più strumentalizzati, ma possono comunque essere punti di partenza interessanti, tuttavia sono sempre da verificare per mezzo di studi sull’uomo.
Salendo di un gradino, troviamo le opinioni degli esperti. Queste sono le opinioni di esperti di determinati campi, anche se non sono sempre supportate da un’adeguata ricerca di base. A volte sono, infatti, ipotesi formulate dall’esperto, e possono essere influenzate da fattori personali.
Salendo ancora, gli studi iniziano ad avere un peso più interessante. Parliamo di studi osservazionali, ovvero studi in cui un gruppo di soggetti che soffre di una determinata patologia viene messo a confronto con un gruppo di soggetti simili ma sani. Il confronto permette di valutare se ci siano esposizioni a specifici fattori che possano aver causato la patologia. In questi studi si cerca di investigare, in ambito nutrizionale, se l’assunzione di un determinato alimento aumenta il rischio di sviluppare una determinata malattia. É necessario prestare attenzione ad analizzare questi lavori scientifici poiché sono soggetti a potenziali fattori confondenti. Ad esempio, nel caso in cui lo studio prevedesse la compilazione di un diario alimentare in cui segnate tutto ciò che mangiate, siamo sicuri che sia voi che tutti gli altri soggetti siate sempre precisi nella fase di compilazione? Questi studi permettono di individuare quindi una potenziale correlazione tra un determinato fattore (assunzione di un alimento) e lo sviluppo di una patologia. Ma attenzione, la correlazione non implica sempre causalità.
Più autorevoli invece sono gli studi di coorte: in questo caso, grandi gruppi di persone vengono seguiti per periodi molto lunghi (anche un decennio) e vengono raccolte molte informazioni sul loro stile di vita: ad esempio le abitudini dietetiche. L’obbiettivo è quello di identificare i potenziali fattori di rischio in una popolazione. Sono studi complessi da realizzare e sono molto costosi, ma presentano comunque il rischio che ci siano fattori confondenti.
Negli studi clinici randomizzati (dall’inglese, random, casuale), invece, i soggetti sono assegnati in maniera casuale a due gruppi: un gruppo sarà sottoposto ad un intervento mentre l’altro sarà utilizzato come controllo. L’assegnazione dei soggetti ai due diversi gruppi è casuale così da ridurre la possibilità di distorsioni. Questi studi sono più affidabili nel determinare il nesso di causalità fra il consumo/assunzione di una determinata sostanza e lo sviluppo di una patologia. Una variante, ancora più affidabile, sono gli studi randomizzati in doppio cieco. In questo caso, né i soggetti dei due gruppi né i professionisti che li seguono sanno chi stia ricevendo il trattamento e chi un placebo. In questo modo si minimizza il possibile effetto placebo dell’assunzione di una sostanza, e riduce la possibilità che lo sperimentatore sia influenzato dalla speranza che la sostanza possa avere un determinato effetto. Questi studi si rivelano utili nello studiare l’effetto di una singola sostanza, ma sono più deboli nel dimostrare l’effetto di una strategia dietetica poiché in quest’ultimo caso aumentano i fattori confondenti.
Finalmente arriviamo a descrivere studi che possono dare indicazioni importanti anche per la pratica quotidiana: le revisioni sistematiche. In questo caso, un gruppo di ricercatori e/o esperti, raccolgono tutta la letteratura scientifica pubblicata che rispetta dei criteri di qualità per un determinato tema, la analizzano e traggono le conclusioni, offrendoci uno stato dell’arte delle conoscenze attuali. Esiste anche una variante, ancora più preziosa, delle revisioni: le meta-analisi. In questo caso, i risultati degli studi selezionati sono rielaborati e combinati statisticamente come se fossero un unico studio. Queste ultime due tipologie sono le più affidabili, ci permettono di poter sostenere, con una certa forza, una specifica posizione e ci fornisce indicazioni sulla pratica quotidiana.
Come accennato nell’articolo precedente, revisioni sistematiche e meta-analisi sono anche la base per l’elaborazione, da parte delle organizzazioni competenti, delle linee guida.
Questa è dunque la gerarchia degli studi scientifici. Questo articolo vuole fornirvi una breve guida per iniziare a distinguere l’autorevolezza degli articoli che leggerete, e spero posso indurvi una certa dose di sano e costruttivo scetticismo.