L’arancia è il frutto di Citrus Sinensis, ed è uno dei frutti più consumati al mondo. L’albero appartiene alla famiglia della Rutacee.
Gli esperti ritengono che i tre agrumi originali fossero il cedro, il mandarino e il pomelo. A partire da questi tre, professionisti e semplici agricoltori hanno tentato diversi incroci, da uno dei quali è nato, per nostra fortuna, l’arancio.
Le prime tracce della coltivazione di questa pianta si hanno in Cina e risalgono al 2500 a.C, e si pensa che sia poi giunta in Europa grazie a qualche mercante attraverso le vie commerciali della seta. Solo poi nel Rinascimento si ebbe una diffusione in tutta l’Europa.
L’albero può arrivare ad una altezza di 12 metri, e il frutto, in realtà una bacca, può raggiungere la maturazione dall’autunno fino all’inverno inoltrato. Necessita di un clima mite, con inverni non troppo freddi. Sono però necessarie delle notti più fredde per far si che la buccia, inizialmente di colore verde, assuma la colorazione caratteristica. Ciò avviene perchè in una fase iniziale la buccia è molto ricca di clorifilla (che conferisce il colore verde). Il freddo però distrugge questa molecola e permette l’accumulo di carotenoidi che invece conferiscono il colore arancio.
In commercio troviamo numerose varietà che si adattano a consumi diversi: alcune preferibili per produrre succhi altre per essere mangiate. Fra queste celebre, ed anche studiata, è l’arancia rossa di Sicilia, una varietà dalla polpa rossa (colore conferito dalla presenza di specifiche molecole).
I valori nutrizionali
100g di arancia apportano 35-50kcal. La maggior parte di queste calorie sono fornite dagli 8-9g di zuccheri, i lipidi sono trascurabili e le proteine sono circa 1g . Fornisce anche 2g circa di fibra.
Garantisce un discreto apporto di sali minerali, tra cui potassio, calcio e magnesio. Contiene invece quantità apprezzabili di folati, vitamina B1 e vitamina A. Ottimo il contenuto di vitamina C.
Il colore, sapore e aroma
La buccia dell’arancia (epicarpo) è ricca di oli aromatici volatili, soprattutto terpeni, che conferiscono il caratteristico profumo al frutto. Al di sotto della buccia, c’è il mesocarpo, la parte bianca e spugnosa che è caratterizzata dalla presenza di pectine e sostanze fenoliche (dal gusto amaro) e che sono importanti per proteggere il frutto dai parassiti.
Il colore giallo-arancio è dovuto alla presenza di molecole bioattive come il licopene, il beta-carotene e criptozantina.
Il gusto acido è conferito dall’acido citrico che contribuisce a determinare un pH che varia tra 2,9 e 4. Contiene anche 70mg /100g di glutammato che contribuisce a caratterizzare il sapore.
Infine, contiene polifenoli (antocianine , fenoli e flavonoidi) che contribuiscono al profumo, gusto e colore.
Non solo vitamina C
Le arance non sono interessanti solo per il contenuto della famosa vitamina C. Le arance sono anche un’ottima fonte di altri composti con attività biologica.
Fra le proprietà più spesso pubblicizzate dell’arancia c’è sicuramente quella di essere un potente anti-tumorale. Sono diverse le pagine di riviste, gli interventi di presunti esperti in televisione a celebrarne questa proprietà. Ma cosa c’è di vero?
In realtà, negli studi condotti sui principali flavonoidi contenuti nell’arancia, è emerso che questi potrebbero indurre apoptosi (un “suicidio cellulare controllato”) in alcuni tipi di tumore al seno. Sono tuttavia studi in vitro e in vivo, ancora quindi preliminari (qui un articolo che spiega le differenze fra i diversi studi).
Molto più studiato è l’effetto di riduzione del rischio di sviluppare patologie cardiovascolari. Gli studi sono però controversi, e non risolutivi.
Tra i composti che potrebbero determinare questo effetto positivo c’è l’esperidina. E’ un flavonone glicosilato, molto interessante e studiato. Il frutto sintetizza questa molecola per scopi difensivi, mentre nell’uomo, la ricerca suggerisce un suo probabile ruolo protettivo nei confronti del danno ossidativo a carico delle pareti dei vasi sanguigni, prevenendo in tal modo lo sviluppo di malattie cardiovascolari. Infatti, uno dei fattori di rischio per le malattie a carico dell’apparato cardiocircolatorio è proprio il danno alle pareti dei vasi sanguigni che, perdendo la propria struttura, alterano anche la funzionalità.
Inoltre, da alcuni studi preliminari randomizzati condotti sull’uomo sembrerebbe che il consumo di succo d’arancia (500ml / die) determini un profilo maggiormente anti-infiammatorio e anti-aterogenico dei leucociti. I leucociti sono cellule del nostro sistema immunitario che, se presentano un profilo pro-infiammatorio, possono aumentare il rischio aterogenico (danno alle pareti dei vasi sanguigni).
Spesso uno dei limiti di queste molecole anti-ossidanti è l’assorbimento intestinale che risulta essere piuttosto scarso. A differenza di molti altri composti, l’esperidina presenta un profilo di assorbimento tutto sommato buono, forse anche grazie ad un intervento della nostra flora microbica intestinale.
Infine, un ultimo filone di ricerca molto interessante è quello che indaga l’effetto del consumo di succo di arancia sulle prestazione cognitive. Uno studio di 8 settimane ha mostrato benefici sulle prestazione cognitive, in virtù meccanismi ancora da indagare.
Gli oli essenziali della buccia
Alcuni studi si sono focalizzati sulla potenziale attività antimicrobica di alcuni componenti degli oli essenziali della buccia dell’arancia. Sono stati condotti anche dei primi studi che indagano l’attività anti-tumorale del limonene, uno dei composti volatili maggiormente presente negli oli essenziali, e i dati sono positivi.
Globalmente sono studi preliminari, ma che infondono curiosità e che meritano di essere approfonditi ulteriormente.
Fonti
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17472461
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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4409690/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3217928/
https://academic.oup.com/ajcn/article/101/3/506/4569404
https://academic.oup.com/ajcn/article/95/5/1089/4576780
https://academic.oup.com/ajcn/article/100/5/1378/4576613
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22500738
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23235794
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22935404